martedì 14 gennaio 2014

Il secondo sigillo

Poche parole sulle motivazioni della sentenza autoapplicativa della Corte Costituzionale in materia di legge elettorale.
In realtà il giudice delle leggi non ha detto niente di eccezionale, semplici dichiarazioni di buon senso giuridico in relazione all'art.1, secondo comma, ed all'art. 48, secondo comma, della Costituzione.
Opportuno anche il richiamo al principio di ragionevolezza, ormai un punto fermo della giurisprudenza della Corte: è irragionevole una legge elettorale che trasformi una minoranza, sia pure qualificata, in maggioranza assoluta.
 Ed a tal proposito mi piace qui ricordare che il Degasperellum, ovvero la legge elettorale con la quale si votò nel 1953, prevedeva sì un enorme premio di maggioranza, ma lo subordinava al raggiungimento, da parte di un partito o di più partiti apparentati, del 50% più uno dei voti validamente espressi.
Ha anche detto qualcosa di ancora più interessante, e che come dubbio mi è sempre frullato nella testa di modestissimo manovale del diritto: ovvero che innestare su una Costituzione che sottintendeva un sistema elettorale proporzionale un meccanismo fortemente maggioritario costituisce, se non un vulnus alla Carta quanto meno un fattore di rischio, dal momento che la maggioranza disporrebbe degli strumenti per fare da sola nelle nomine degli Organi costituzionali di garanzia, che durano anche più di una legislatura.
Il legislatore adesso è in mora, ed è anche avvertito: staremo a vedere.

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